10thApr

Suor Anna Cantalupo FdC

Nasce a Napoli il 3 Settembre 1888, e viene battezzata dallo zio Sacerdote con il nome PIA. Il 31 maggio del 1902 è decisa a realizzare la sua vita consacrata; ma come? Un incontro fortuito nello studio del padre con una Figlia della Carità sarà per lei il segno di Dio. Mentre la Suora tergiversa ritenendo opportuno non incoraggiarla per la sua giovane età, e le prospetta le innumerevoli difficoltà della vita comunitaria Pia si impunta e con uno scatto tutto suo protesta: “se la sua comunità è un inferno, ebbene io voglio venire in quell’inferno!”. Sr Caterina, come verrà chiamata, si mette all’opera con il suo abituale entusiasmo e tanto tanto amore. Non mette limiti alla donazione, al lavoro e alla pratica della virtù, giunge a Catania attesa dalla zelante b.ssa Anna Zappalà, nipote del Cardinale Giuseppe Francica Nava, Arcivescovo di Catania. La b.ssa Anna, anima straordinaria per la sua carità e l’impegno da tempo richiedeva la collaborazione di Suore capaci di comprenderla e seguirla nel servizio organizzato presso il collegio della Provvidenza (attuale Istituto Pio IX, tenuto dalle FdC). Sr Cantalupo si chiamerà Sr Anna e insieme inizieranno “l’opera di soccorso infermi poveri a domicilio”. Sr Anna con entusiasmo comincia ad organizzare le colonie, la distribuzione di medicinali, di indumenti e di calzature alle famiglie, con il suo senso di organizzazione arricchito di carità, rispetto e cordialità vincenziana. L’11 Aprile 1923 con il consenso dei superiori Sr Anna insieme alle sue consorelle addette al servizio dei poveri lascia il collegio Pio IX e si stabilisce nella casa che la b.ssa Anna ha preparato per loro in via S. Pietro e che si chiamerà “Casa della carità”, dove rimarrà fino all’ultimo giorno vivendo con gioia. Sì, gioia: perché Sr Anna è sempre serena. Dal mattino alla sera è sempre occupata e spesso si concede qualche sosta in Cappella dove riesce a versare nel cuore di Dio tutti i bisogni di quelli che si rivolgono a lei. Vigile sino agli ultimi giorni accetta la sua sofferenza con dolce abbandono. Al termine della Santa Messa che il sacerdote celebra accanto al suo letto, con un “Amen” chiaro e ben presente accoglie l’Eucaristia e subito entra in coma per non svegliarsi che nell’eternità. E’ l’alba del 17 Marzo 1983.